Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 13 giugno 2021 -
Stiamo vivendo tempi bui, assurdi, tragici, che stanno cambiando radicalmente il paradigma antropologico. Dall'uomo "animale politico", come lo definisce Aristotele, all'uomo "atomizzato" e "monadico" del neo-liberismo e "distanziato" dello Stato "immunitario" in quanto potenziale "untore". In questo contesto, che poi è una delle conseguenze della modernità, il giusto è, per dirla con le parole del sofista Trasimaco, interlocutore di Socrate nel Dialogo "La Repubblica" di Platone (428/427 a.C. - 348/347 a.C.), ciò di cui le leggi pongono l'osservanza e queste sono stabilite da chi detiene il potere il quale ha per fine quello di essere forte e di conservarsi.
É giusto, allora, vivere "protetti", è giusto vaccinarsi, è giusto tenere le distanze, è giusto chiudere un Paese senza interrogarsi sulle drammatiche conseguenze economico-sociali, è giusto indebitarsi con i mercati e con l'Unione Europea per fronteggiare gli effetti dell'emergenza sanitaria, è giusto vivere in un regime generale di non libertà da piú di un anno ove questa é solo consentita e relegata a spazi interstiziali. Tra nomos (legge) e dikaion (giusto) vi è una coidentificazione e questo significa che la autentica caratteristica del diritto è solo la sua effettività.
Il carattere di incontestabilità, prosegue Trasimaco, viene di fatto garantito dal ricorso all'arte della persuasione retorica che diffonde sentimenti di paura e di diffidenza reciproca con conseguente piena fiducia in chi detiene il potere. I trasgressori vengono puniti con l'accusa di illegalità e ingiustizia. La giustizia, pertanto, diventa strumento del potere costituito.
La confutazione di Platone, per il tramite di Socrate, si regge sulla distinzione fra l'interesse personale e le ragioni della conoscenza, intesa anche nel senso settoriale proprio della techne. Socrate suggerisce che, anche qualora qualcuno, incluso il governante, eserciti la sua arte per finalità personali, le ragioni interne ad essa non si identificano e non si identificheranno mai con i fini di chi la pratica.
Ne consegue, dunque, che la tesi di Trasimaco, secondo cui "la giustizia é l'utile del più forte", decade. Chi persegue realmente la giustizia è colui che non soverchia mai il suo simile, diversamente dall’ingiusto che soverchia sia il suo simile che colui che gli è dissimile, dal momento che il suo obiettivo è quello di affermare unicamente se stesso ed i propri interessi.
Non è, forse, questo il volto del "tiranno sanitario" che arriva a imporre un trattamento vaccinale come obbligatorio in presenza di una autorizzazione di immissione condizionata sul mercato, o a farsi autorizzare dal Parlamento scostamenti di bilancio che hanno portato il debito pubblico a 159,8% rispetto al PIL e destinato a peggiorare non appena ritorneranno gli strumenti del governance economica europea?
O mettere sul lastrico molte attività di impresa i cui "ristori" (rectius partite di giro) non sono arrivati o, in alcuni casi, si sono rivelati irrisori?
(Prof. Daniele Trabucco)
Link: “Dentro la Costituzione”
(Per accedere agli editoriali: clicca il link)
_________________________________
(*) prof. Daniele Trabucco. Costituzionalista presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona/INDEF.
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Professore a contratto in Diritto Internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano.